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Letture e commento del giorno

Letture e commento del giorno
VANGELO DEL GIORNO
  1. Fratelli, Dio non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi. Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, e perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse. Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso, dicendo: Ti benedirò e ti moltiplicherò molto. Così, avendo perseverato, Abramo conseguì la promessa. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine ad ogni controversia. Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento perché grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi che abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa infatti noi abbiamo come un'àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek.
  2. Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell'assemblea. Grandi le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: pietà e tenerezza è il Signore. Egli dà il cibo a chi lo teme, si ricorda sempre della sua alleanza. Mandò a liberare il suo popolo, stabilì la sua alleanza per sempre. la lode del Signore è senza fine.
  3. In giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?». Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».
  4. Veramente oggi è sabato: quel giorno che anche al presente i giudei celebrano nell'ozio del corpo, un ozio languido, indolente e dissoluto. Si abbandonano infatti a delle frivolezze; e mentre Dio ordina di osservare il sabato, essi passano il sabato in cose che Dio proibisce. Il sabato per noi è l'astensione dalle opere del male; la loro riguarda le opere di bene. È infatti meglio arare che ballare. Essi si astengono dal compiere opere buone, ma non si guardano dalle frivolezze. Dio ci ha prescritto un riposo, ma quale riposo? Guardate dapprima dove è questo riposo. Il nostro riposo è nell'intimo del cuore. Molti infatti, pur riposandosi con le membra, hanno la coscienza in tumulto. Sono cattivi, ma per chi è cattivo non può esistere un riposo: la sua coscienza non è mai tranquilla, ed egli inevitabilmente vive nel turbamento. Chi invece ha la coscienza a posto è tranquillo; e tale tranquillità è il sabato del cuore. Costui guarda a Dio e alle sue promesse, e, se per caso ora soffre, si allieta nella speranza del futuro e svanisce ogni nube di tristezza. È quanto dice l'Apostolo: "Lieti nella speranza". Tale gioia, basata nella sicurezza della nostra speranza, è il nostro sabato. E questo è ciò che si raccomanda e si canta nel salmo: in qual modo cioè il cristiano debba vivere senza turbamenti nel sabato del suo cuore. Il quale sabato in concreto consiste nel riposo, nella tranquillità e nella serenità della coscienza. Il salmista spiega le ragioni per cui di solito gli uomini si turbano, e ci insegna a celebrare il sabato nel cuore.
  5. Fratelli, ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza; proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo. Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato. Come in un altro passo dice: Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek. Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono. essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchìsedek.

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