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Le ali di Bartimeo

Sulla strada da Gerico a Gerusalemme un uomo a terra, un mantello a coprire gli stracci.

Un mendicante cieco: cosa c’è di più perduto, di più naufrago della vita? Sfila gente, passa un corteo, c’è animazione nuova nell’aria: “sentendo che era Gesù il Nazareno che passava” Bartimeo è come attraversato da una scossa: alza la testa, si rianima, comincia a gridare il suo dolore. Non si vergogna di essere il più povero di tutti, anzi è la sua forza. La mendicanza è la sorgente della preghiera: “Kyrie eleison”, grida.

Tra tutte, la preghiera più cristiana ed evangelica, la più antica e la più umana. Che nelle nostre liturgie abbiamo confinato all’atto penitenziale, mentre è la richiesta di nascere di nuovo. La ripetono lebbrosi, donne, ciechi e non è richiesta di perdono per i peccati, ma di luce per gli occhi spenti, di una pelle nuova che possa ricevere carezze ancora. Come un bambino che grida alla madre lontana, chiedono a Dio: mostrati padre, sentiti madre di questo figlio naufrago, fammi nascere di nuovo, ridammi alla luce! 

Bartimeo cerca un Dio che si intrecci con la sua vita, con i suoi stracci.

Ma la folla attorno fa barriera al suo grido: taci! Disturbi!

Terribile pensare che la sofferenza possa disturbare. Disturbare Dio!

Bartimeo allora fa l’unica cosa che si può fare in questi casi: grida più forte. È il suo combattimento, con il buio degli occhi ciechi e con il muro della folla.

Gesù sente, ascolta il grido e risponde, ma in modo inatteso, coinvolgendo la folla che prima voleva zittire il mendicante: chiamatelo!

E la folla va, portavoce di Cristo, e si rivolge al cieco con parole bellissime, da brivido, dove è custodito il cuore dell’annuncio evangelico. Parole facili e che vanno diritte al cuore, da imparare, da ripetere, sempre, a tutti: “coraggio, alzati, ti chiama”.

Coraggio, la virtù degli inizi.

Alzati, dipende da te, lo puoi fare. Ricomincia, riprendi in mano la tua vita.

Ti chiama, è qui per te, non sei solo, il cielo non è muto e non sarà più buio!

E si libera un’energia a lungo compressa, che lo fa fiorire in gesti quasi eccessivi: non parla, grida; non si toglie il mantello, lo getta; non si alza da terra, ma balza in piedi. Guarisce in quella voce che lo accarezza, lo chiama, come un polline di suono che vibra nell’aria, un sentiero su cui può incamminarsi.

E solo a questo punto Gesù gli chiede cosa desidera veramente. Signore, che io veda! Vedere? Certo non i paesaggi di Palestina, forse il volto di sua madre o la luce degli occhi di un amico; non il suo ciglio di strada, piuttosto tutta la strada intera, su fino a Gerusalemme. E la prima cosa che vede è Gesù, un Dio che si accorge di lui, lo chiama, lo cerca, lo attira, lo libera. Quando dal ciglio della strada ci siamo alzati, quando anche noi ci siamo buttati in volo verso quella Parola, si sono aperte strade di luce, sotto ali che non sapevamo di avere.

P. Ermes Ronchi

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