Ma tu da chi desideri essere toccato? Solo da chi ti vuole bene! L’incredulità degli apostoli si arrende al più umano dei bisogni: non agli angeli, non all’amicizia o alla teofania prodigiosa, ma ad una porzione di pesce arrostito.
Lo racconteranno come prova dell’incontro con il Risorto: noi abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione (At 10,41).
Mangiare è il segno della vita, e mangiare insieme è il segno eloquente di un legame perfetto, della comunione che tiene insieme le vite.
Quello struggente lamento – non sono un fantasma – arriva fino a me. Chi sei, Signore?
Un’emozione occasionale, un gioco d’ombre sul muro della vita, un mito, pur magnifico e necessario, un rito settimanale, poco più che un fantasma?
No, Cristo è il presente e il futuro della mia carne, concreto punto nella storia che si dilata e mi coinvolge.
Non è un fantasma, è pane e vino che bastano ai giorni. Vive in me, mi chiama, si dilata dentro, piange le mie lacrime e sorride come nessuno.
Talvolta vive al posto mio e cose più grandi di me mi accadono.
E si fa pace (pace a voi!) più grande di ogni mio diritto; e si fa intelligenza che io non ho conquistato (svelò loro il senso delle scritture e della vita); e si fa orizzonte e passi d’amico lungo il cammino.
Mi consola la fatica dei discepoli a credere, è la garanzia che non si tratta di un evento da loro inventato, ma di un fatto che li ha spiazzati.
Allora Gesù pronuncia, per sciogliere paure e dubbi, i verbi più semplici e familiari: “Guardate, toccate, mangiamo insieme! Non sono un fantasma”.
Mi tormenta questo lamento di Gesù, umanissimo e dichiarato: non sono un fiato nell’aria, un mantello di parole pieno di vento…
E senti il suo desiderio di essere abbracciato come l’amico che torna da lontano, e tutti i tradimenti sono spazzati via dall’umile richiesta di affetto.
Vorrei oggi ripartire, come i due di Emmaus, alla ricerca della carne di Cristo sparpagliata nella carne del mondo, scoprire come tutti i nostri volti uniti fanno il suo unico volto. Vicinissima a te è la sua carne; affidata a te. Quando capiremo che Dio abbraccia attraverso i nostri abbracci?
Le tue mani possono ancora toccarlo e accarezzarlo, nei fratelli e nelle creature tutte. E far tacere il suo lamento: non sono un fantasma, io ho carne e ossa, toccatemi!
E siatemi testimoni.
P. Ermes Ronchi