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Iniziamo il nostro incontro invocando insieme: Risveglia, Signore, il nostro cuore troppo spesso assopito e torna a farci innamorare. Allora, con rinnovato stupore, ci ritroveremo capaci di teneri affetti, di relazioni intense e passioni profonde. Allora abbandonati isolamenti e chiusure, si riaccenderanno di gioia le nostre giornate.
Prima di accostarci alla Parola di Dio accogliamoci a vicenda ascoltando il pensiero e l’esperienza di ciascuno.
Succede nella vita di innamorarsi non una sola volta: innamorarsi non è un incidente ma un evento umanissimo che ci obbliga a uscire da noi stessi a leggersi fragili a essere responsabili delle scelte fatte.
Si ha sempre bisogno di amare e ricevere amore. Enzo Bianchi, Tweet 19/12/2017
Al suo apice, l’esperienza dell’innamoramento è esaltante. Ci addormentiamo pensando a lui/lei. Quando ci svegliamo lui (o lei) è il nostro primo pensiero. [...] Desideriamo ardentemente stare insieme a lui (lei). Trascorrere tempo insieme è come trovarsi nell’anticamera del Paradiso. Quando ci teniamo per mano, sembra che il sangue di entrambi scorra insieme. La persona innamorata si illude che l’amato/a sia perfetto/a.
Prima del matrimonio sogniamo una beatitudine coniugale: “ci renderemo estremamente felici l’un l’altra. Altre coppie forse discutono e litigano, ma noi no. Noi ci amiamo”. [...] Siamo stati portati a credere che, se siamo innamorati, il nostro sentimento durerà per sempre. Proveremo sempre le meravigliose sensazioni che percepiamo in questo momento. Nulla potrà frapporsi tra noi. Nulla sarà più forte del nostro amore reciproco. Siamo innamorati e rapiti dalla bellezza e dal fascino della personalità dell’altro. Il nostro amore è la cosa più meravigliosa che abbiamo mai provato. [...] L’euforia dell’’’innamoramento’’ ci dà l’illusione di vivere una esperienza di intimità. Sentiamo di appartenere l’uno altra. Crediamo di poter risolvere ogni problema. Ci sentiamo altruisti nei confronti dell’altro. Un giovane uomo si espresse così riferendosi alla sua fidanzata: “Non posso immaginare di fare qualcosa che possa ferirla. Il mio unico desiderio è renderla felice. Farei qualunque cosa per renderla felice”. L’innamoramento ci dà l’illusione di aver sradicato i nostri atteggiamenti egocentrici, di essere diventati una specie di Madre Teresa di Calcutta, desiderosi di fare qualsiasi cosa per il bene del nostro amato. Nutriamo pensieri così generosi perché crediamo sinceramente che il nostro amato provi gli stessi sentimenti nei nostri confronti. Crediamo che sia desideroso di soddisferà le nostre necessità, che ci ami quanto lo amiamo e che non farebbe mai nulla per ferirci.
Questo pensiero è sempre irreale. Non siamo insinceri in ciò che pensiamo e proviamo, ma non siamo realisti.
Gary Chapman, I 5 linguaggi dell’amore, LDC 2002, pp. 19-22
Siamo invitati ad ascoltare la poesia del poeta uruguaiano Mario Benedetti che papa Francesco ha citato nella sua enciclica sulla Letizia dell’Amore:
Le tue mani sono la mia carezza
i miei accordi quotidiani
ti amo perché le tue mani
lavorano per la giustizia.
Se ti amo è perché sei
il mio amore complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due.
I tuoi occhi mi danno speranza
contro le brutte giornate
ti amo perché il tuo sguardo
guarda e semina futuro.
La tua bocca è tua e mia
la tua bocca non si sbaglia
ti amo perché la tua bocca
sa gridare ribellione.
E per il tuo volto sincero
e il tuo passo vagabondo
e il tuo pianto a causa del mondo
perché sei popolo ti amo.
E perché amore non è aureola
né candido moralismo
e perché siamo coppia
e sappiamo che non siamo soli.
Ti voglio nel mio paradiso
vuol dire che nel mio paese
la gente possa vivere felice
anche se non ne ha il permesso.
Se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due.
Felice Tenero-Dario Vaona-Maria Soave Buscemi, Curando, Fondazione CUM 2016, pp. 26-27
A differenza dei grandi uomini del Medioevo, oggi noi, gente delle cose di Dio, non sappiamo più comprendere e trattare le passioni, abbiamo dimenticato la «gaia scienza». I monaci poeti possedevano una vera teologia della passione amorosa, mentre noi ci accontentiamo di un’etica degli affetti, di una serie di prescrizioni. È urgente che la Chiesa riprenda a trattare i temi vitali dell’uomo, come il grande dono dell’eros, una spiritualità che parli al cuore, il posto del corpo, l’aldilà, il rapporto con la natura e il cosmo, facendone una teologia, riconoscendoli come luogo teologico, e non riducendoli solo a una morale. […] La vita avanza per passioni, non per ingiunzioni. E la passione nasce da una bellezza. Acquisire fede è acquisire bellezza del vivere: è bello amare, sposarsi, generare, godere della luce e degli abbracci, gustare l’umile piacere di esistere; è bello attendere e stare con l’amico, perché tutto va verso un senso luminoso e positivo, nella finitezza e nell’infinito. La vita non è etica, ma estetica. Nel suo senso letterale, estetico significa sensibile; il suo contrario non è il brutto, ma – letteralmente – anestetico, l’insensibile, l’immobile.
Ogni vivente ha una vita affettiva, parte alta e forte della sua identità, necessaria per essere felice. Possiamo negarla ma non eliminarla. La dimensione degli affetti, fondamentale per l’equilibrio della persona, necessaria per vivere (se non amiamo, non viviamo: 1Gv 3,14), e per vivere con gioia, è un autentico luogo teologico. [...]
Ogni vivente nasce come persona appassionata, e quel malinteso spirito religioso che ci spinge a negare le nostre passioni inaridisce le sorgenti della vita e rende molti cristiani dei predicatori di morte.
Bisogna non tanto soffocare, ma convertire le passioni; non raggelare, ma liberare i desideri per desiderare Dio. Soltanto chi ama la vita è sensibile al richiamo del Vangelo: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).
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Ami la vita?
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Sì amo la vita.
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Allora hai fatto metà del cammino. (Dostoevskij, I fratelli Karamazov)
La santità non consiste in una passione spenta, ma in una passione convertita.
O non è presente dove è assente il cuore. E non ci interessa un divino che non faccia fiorire l’umano.
Ermes Ronchi, I baci non dati, Paoline 2017, pp. 12-14
Alcune domande per approfondire l’analisi della realtà
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Oltre ad essere una potente molla per l’innamoramento, quanta importanza hanno lo stupore per la bellezza dell’altro e l’attrazione reciproca nella successiva vita di una coppia? È possibile mantenerli vivi nell’arco di una lunga vita insieme?
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L’educazione che abbiamo ricevuto ci è stata di aiuto o di ostacolo per vivere con gioia e responsabilità l’esperienza dell’innamoramento e la vita affettiva?
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Siamo capaci di atteggiamenti affettuosi e di tenerezza nelle nostre relazioni interpersonali?
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Nell’esperienza di fede, ci è accaduto di provare nei confronti del Signore una attrazione e una passione analoghe a quelle che caratterizzano l’esperienza amorosa?
Luci dalla Parola - Illuminiamo adesso la nostra riflessione con la luce che proviene dalla Parola di Dio.
Invochiamo lo Spirito - O Divino Spirito, Spirito di bellezza, di amore e di gioia. Dopo la Risurrezione di Gesù sei disceso sulla piccola Chiesa riunita nel cenacolo e hai riempito tutti di luce e di gioia. Da quel momento, aprendo le porte, i discepoli hanno potuto manifestare a tutti le meraviglie che avevi operato in loro e al tempo stesso hai aperto il loro cuore e i loro occhi, per contemplare le meraviglie che fin dall’ inizio della creazione operi nel mondo, in ciascuna persona, nella vita e nelle culture dei popoli. Apri in questo momento la nostra mente e il nostro cuore affinché la tua luce ci trasformi e ci faccia testimoni e annunciatori della tua Parola. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen
Leggiamo il testo: Ct 1,2-2-7
1,1Cantico dei Cantici, di Salomone.
2Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, migliore del vino è il tuo amore.
3Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza,
aroma che si spande è il tuo nome:
per questo le ragazze di te si innamorano.
M'introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo di te,
ricorderemo il tuo amore più del vino.
A ragione di te ci si innamora!
o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Kedar,
come le cortine di Salomone.
6Non state a guardare se sono bruna,
perché il sole mi ha abbronzato.
I figli di mia madre si sono sdegnati con me:
mi hanno messo a guardia delle vigne;
la mia vigna, la mia, non l'ho custodita.
7Dimmi, o amore dell'anima mia,
dove vai a pascolare le greggi,
dove le fai riposare al meriggio,
perché io non debba vagare
dietro le greggi dei tuoi compagni?
8Se non lo sai tu, bellissima tra le donne,
segui le orme del gregge
e pascola le tue caprette
presso gli accampamenti dei pastori.
9Alla puledra del cocchio del faraone
io ti assomiglio, amica mia.
10Belle sono le tue guance fra gli orecchini,
il tuo collo tra i fili di perle.
11Faremo per te orecchini d'oro,
con grani d'argento.
12Mentre il re è sul suo divano,
il mio nardo effonde il suo profumo.
13L'amato mio è per me un sacchetto di mirra,
passa la notte tra i miei seni.
14L'amato mio è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
15Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe.
16Come sei bello, amato mio, quanto grazioso!
Erba verde è il nostro letto,
17di cedro sono le travi della nostra casa,
di cipresso il nostro soffitto.
2,1Io sono un narciso della pianura di Saron,
un giglio delle valli.
2Come un giglio fra i rovi,
così l'amica mia tra le ragazze.
3Come un melo tra gli alberi del bosco,
così l'amato mio tra i giovani.
Alla sua ombra desiderata mi siedo,
è dolce il suo frutto al mio palato.
4Mi ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me è amore.
5Sostenetemi con focacce d'uva passa,
rinfrancatemi con mele,
perché io sono malata d'amore.
6La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.
7Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle o per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l'amore,
finché non lo desideri.
Riflettiamo insieme sul testo
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Quali sensi entrano in gioco nella relazione d’amore descritta nel testo?
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Quale significato deve essere attribuito alla vigna?
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Quanti paragoni vengono utilizzati dai due amanti nel descriversi reciprocamente?
La voce del Magistero
Dio stesso ha creato la sessualità, che è un regalo meraviglioso per le sue creature. Quando la si coltiva e si evita che manchi di controllo, è per impedire che si verifichi «l’impoverimento di un valore autentico». San Giovanni Paolo II ha respinto l’idea che l’insegnamento della Chiesa porti a «una negazione del valore del sesso umano» o che semplicemente lo tolleri «per la necessità stessa della procreazione». Il bisogno sessuale degli sposi non è oggetto di disprezzo e «non si tratta in alcun modo di mettere in questione quel bisogno».
A coloro che temono che con l’educazione delle passioni e della sessualità si pregiudichi la spontaneità dell’amore sessuato, san Giovanni Paolo II rispondeva che l’essere umano è «chiamato alla piena e matura spontaneità dei rapporti», che «è il graduale frutto del discernimento degli impulsi del proprio cuore». È qualcosa che si conquista, dal momento che ogni essere umano «deve con perseveranza e coerenza imparare che cosa è il significato del corpo». La sessualità non è una risorsa per gratificare o intrattenere, dal momento che è un linguaggio interpersonale dove l’altro è preso sul serio, con il suo sacro e inviolabile valore. In tal modo «il cuore umano diviene partecipe, per così dire, di un’altra spontaneità». In questo contesto, l’erotismo appare come manifestazione specificamente umana della sessualità. In esso si può ritrovare «il significato sponsale del corpo e l’autentica dignità del dono». Nelle sue catechesi sulla teologia del corpo umano, san Giovanni Paolo II ha insegnato che la corporeità sessuata «è non soltanto sorgente di fecondità e di procreazione», ma possiede «la capacità di esprimere l’amore: quell’amore appunto nel quale l’uomo-persona diventa dono». L’erotismo più sano, sebbene sia unito a una ricerca di piacere, presuppone lo stupore, e perciò può umanizzare gli impulsi. Pertanto, in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi. Trattandosi di una passione sublimata dall’amore che ammira la dignità dell’altro, diventa una «piena e limpidissima affermazione d’amore» che ci mostra di quali meraviglie è capace il cuore umano, e così per un momento «si percepisce che l’esistenza umana è stata un successo» Papa Francesco, Amoris laetitia, 150-152
Preghiamo
Santa Maria, donna innamorata,
roveto inestinguibile di amore,
noi dobbiamo chiederti perdono
per aver fatto un torto alla tua umanità.
Ti abbiamo ritenuta capace
solo di fiamme che si alzano verso il cielo,
ma poi, forse per paura
di contaminarti con le cose della terra..
ti abbiamo esclusa dall’esperienza
delle piccole scintille di quaggiù,
Tu, invece, rogo di carità per il Creatore,
ci sei maestra anche di come si amano le creature.
Aiutaci, perciò, a ricomporre
le assurde dissociazioni con cui,
in tema di amore, portiamo avanti contabilità separate:
una per il cielo (troppo povera in verità),
e l’altra per la terra
(ricca di voci, ma anemica di contenuti).
Facci capire che l’amore è sempre santo,
perché le sue vampe
partono dall’unico incendio di Dio.
Facci comprendere anche
che, con lo stesso fuoco,
oltre che accendere lampade di gioia,
abbiamo la triste possibilità di fare terra bruciata
delle cose più belle della vita.
don Tonino Bello
Per portare la Parola nella vita
Cerchiamo di riportare nella nostra quotidianità i frutti scaturiti dalla riflessione di questo incontro. Alcuni suggerimenti:
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Organizziamo in parrocchia una festa per i giovani innamorati della comunità, per renderli consapevoli che l’esperienza che stanno vivendo ha valore per tutti noi.
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Le coppie del gruppo potrebbero sostare per raccontarsi ciò che hanno provato durante il periodo dell’innamoramento.
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Chiediamo ai nostri anziani di raccontarci la loro esperienza.
Introduciamo il prossimo incontro: Ct 2,8-17 ___________________________________