Perché Gesù si è chiamato il buon Pastore? La domanda si pone ogni anno in questa domenica per riscoprire, con stupore sempre nuovo, la definizione che Gesù dà di sé, rileggendola alla luce della sua passione, morte e risurrezione. Solo così diventa chiaro significato di buon pastore: “dà la vita, ha offerto la sua vita in sacrificio per tutti noi: per te, per me, per tutti. Questo è il buon pastore!”
Cristo è il pastore vero, unico pastore del popolo, in aperta opposizione ai falsi pastori: il cattivo pastore pensa a sé stesso e sfrutta le pecore; il pastore buono pensa alle pecore e dona sé stesso. A differenza del mercenario, Cristo pastore è una guida premurosa che partecipa alla vita del suo gregge, non ricerca altro interesse, non ha altra ambizione che quella di guidare, nutrire, proteggere le sue pecore. E tutto questo al prezzo più alto, quello del sacrificio della propria vita.
Quindi l’invito a contemplare in Gesù “pastore buono”, “la Provvidenza di Dio, la sua sollecitudine paterna per ciascuno di noi”.
Di fronte a questo amore di Dio, noi sperimentiamo una gioia immensa e ci apriamo alla riconoscenza per quanto abbiamo ricevuto gratuitamente.
Ma contemplare e ringraziare non basta, “Occorre anche seguire il Buon Pastore. In particolare, quanti hanno la missione di guide nella Chiesa – sacerdoti, vescovi, Papi – sono chiamati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia”.
dall'’Angelus del 26/04/2015