Sono le parole che guidano il Messaggio di Papa Francesco per la 30esima Giornata Mondiale del Malato sul tema: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36).
Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità”.
Il pensiero del Pontefice è rivolto ai tanti “testimoni della carità” che i malati incontrano nel loro percorso doloroso e che si fanno prossimi, che versano sulle ferite “l’olio della consolazione e il vino della speranza”.
Presenze importanti soprattutto in tempo di pandemia, con la solitudine compagna di giornate passate in terapia intensiva.
O Padre,
che hai voluto salvare gli uomini
con la morte di tuo Figlio,
concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra
il suo mistero di amore,
di essere testimoni, in parole e opere,
nella vita quotidiana con tutti coloro
che ci fai incontrare.
Per Cristo nostro Signore,
Amen.
La “chiamata” e l’amore del Signore sono importanti: Lui ci attende, aggiusta i nostri sbagli, prepara le nostre strade. È un’attesa, simile a quella di una coppia di genitori per il proprio figlio: lo aspettano e lo accompagnano, così Lui ci aspetta e poi ci accompagna durante la storia. L’amore del Signore è eterno e concreto e prepara la strada ad ognuno di noi, attraverso chi ci precede nella vita e ci dà la vita: i nostri genitori, i nonni, i bisnonni.
Sembra che Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni siano stati qui definitivamente eletti, sì sono stati eletti! Ma loro in questo momento non sono stati definitivamente fedeli! Dopo questa elezione hanno sbagliato, hanno fatto proposte non cristiane al Signore: hanno rinnegato il Signore! Pietro in grado superlativo, gli altri per timore: sono spaventati e sono andati vita. Hanno abbandonato il Signore. Il Signore prepara. E poi, dopo la Resurrezione, il Signore ha dovuto continuare questo cammino di preparazione fino al giorno di Pentecoste. E dopo Pentecoste anche, alcuni di questi – Pietro, per esempio – ha sbagliato e Paolo ha dovuto correggerlo. Ma il Signore prepara”.
“E quando le cose non vanno bene, Lui si immischia nella storia e arrangia la situazione e va avanti con noi. Ma pensiamo alla genealogia di Gesù Cristo, a quella lista: questo genera questo, questo genera questo, questo genera questo… In quella lista di storia ci sono peccatori e peccatrici. Ma come ha fatto il Signore? Si è immischiato, ha corretto la strada, ha regolato le cose. Pensiamo al grande Davide, un grande peccatore e poi un grande santo. Il Signore sa! Quando il Signore ci dice ‘Con amore eterno, Io ti ho amato’ si riferisce a questo. Da tante generazioni il Signore ha pensato a noi, a ognuno di noi!”.
“Perché il nostro razionalismo dice: ‘Come il Signore, con tante persone che ha, pensa a me? Ma ha preparato la strada a me! Con le nostre mamme, le nostre nonne, i nostri padri, i nostri nonni e bisnonni… Il Signore fa così. È questo il suo amore: concreto, eterno e anche artigianale. Preghiamo, chiedendo questa grazia di capire l’amore di Dio. Ma non si capisce mai! Si sente, si piange, ma capirlo di qua, non si capisce. Anche questo ci dice quanto grande è questo amore. Il Signore che ci prepara da tempo, cammina con noi, preparando gli altri. E’ sempre con noi! Chiediamo la grazia di capire col cuore questo grande amore”.
Dall’omelia della Messa celebrata il 13 gennaio 2014 a Casa Santa Marta
Solo il nome di Gesù è la nostra salvezza. Solo lui ci può salvare. E nessun altro. Tanto meno i moderni “maghi” con le improbabili profezie dei tarocchi che ammaliano e illudono l’uomo moderno.
Lui è il Salvatore; questo nome, Gesù. Quando uno dice Gesù, è proprio lui, cioè colui che fa dei miracoli. E questo nome ci accompagna nel cuore.
Anche nel vangelo di Giovanni, gli apostoli, turbati perché non avevano pescato nulla durante tutta la notte quando il Signore chiese loro qualcosa da mangiare, risposero di no in modo un po’ brusco. Ma quando il Signore disse loro “gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”, forse pensarono a quella volta in cui il Signore aveva detto a Pietro di andare a pescare e lui aveva risposto proprio: “Non abbiamo preso nulla tutta la notte ma nel tuo nome andrò!”.
Negli Atti degli apostoli, Pietro rivela una verità quando dice “lo abbiamo fatto nel nome di Gesù” perché egli risponde ispirato dallo Spirito Santo. Infatti noi, non possiamo confessare Gesù, non possiamo parlare di Gesù, non possiamo dire qualcosa di Gesù senza lo Spirito Santo. È proprio lo Spirito Santo che ci spinge a confessare Gesù o a parlare di Gesù o ad avere fiducia in Gesù. Ed è proprio lui che ci è accanto nel cammino della nostra vita, sempre.
Il Pontefice racconta una sua esperienza personale, legata al ricordo di un uomo, padre di otto figli, che lavorava da trenta anni nella curia arcivescovile di Buenos Aires. «Prima di uscire, prima di andare a fare qualsiasi cosa dovesse fare sussurrava sempre tra sé e sé: “Gesù!”. Una volta gli ho chiesto: “Ma perché dici sempre Gesù?”. “Quando io dico Gesù”, mi ha risposto questo uomo umile, “mi sento forte, mi sento di poter lavorare, perché io so che lui è al mio fianco, che lui mi custodisce”. Eppure quest’uomo non ha studiato teologia: ha soltanto la grazia del battesimo e la forza dello Spirito. E questa sua testimonianza a me ha fatto tanto bene. Il nome di Gesù. Non c’è un altro nome. Forse ci farà bene a tutti noi che viviamo in un mondo che ci offre tanti “salvatori”.
La salvezza è solo nel nome di Gesù. E dobbiamo dare testimonianza di questo! Lui è l’unico salvatore e a Lui dovremmo sempre affidarci: “io mi affido al nome di Gesù; io prego “Gesù, Gesù!”.