Giovanni, che in questo tempo ci accompagna verso il Natale, manda i suoi discepoli da Gesù a chiedergli «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Anche noi in questa domenica poniamo la stessa domanda come quei discepoli di Giovanni. E anche a noi Gesù non manca di dare la stessa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella».
La profezia di Isaia, vuol dire Gesù, si è compiuta; non è più solo un sogno, è già realtà.
E Gesù aggiunge «Beato colui che non si scandalizza di me». In lui si compie il disegno di Dio, non nella straordinarietà del meraviglioso, ma nella ordinarietà della misericordia e nel ministero della compassione. Spetta alle generazioni cristiane, anche alla nostra, rendere visibili i segni che Gesù stesso ha posto come inizio di un mondo rinnovato. È la grave responsabilità di ogni discepolo di Gesù. Possiamo dire anche noi, a chi ci interroga: «Andate e riferite quello che udite e vedete»?
I segni di questo avvento ci sono anche oggi. C’è chi ha iniziato ad annunziare il Vangelo ai poveri, c’è chi compie i miracoli della carità, della giustizia, della misericordia di Dio, c’è chi, dimenticando se stesso, si è posto al servizio dei più deboli e dei più poveri, ci sono coloro che sanno consolare chi è nel pianto e sanno essere premurosi con chi è malato o infermo.
Beato chi accoglie questi segni e si lascia toccare il cuore. Gesù ci insegna a non chiudere il nostro cuore nell’angusto orizzonte di oggi, nell’orgoglio e nella rassegnazione.
“Vieni, Signore Gesù!” era la preghiera antica dei cristiani. È anche la nostra preghiera.
(Don Arturo – 2007)